A zonzo, sulla rete, un gan parlare del secondo anniversario del Grande Tsunami del 2004.
Vedo tantissima commozione. E non riesco a non pensare ad altro.
Esiste una grandissima parte del mondo nella quale la nostra "normalità" non è MAI esistita.
Il morbillo uccide DUE MILIONI di bambini ogni anno nel terzo mondo.
I "pappagalli verdi" o le cluster bombs falciano le gambette e le manine di bimbi splendidi in Iran, Afghaistan, Libano ed in centinaia di altri Paesi.
Sei esseri umani su dieci non ritengono assolutamente NORMALE il nostro standard di vita e NULLA sanno o sapranno mai dello Tsunami.
E l'elenco potrebbe essere interminabile...
La fame non fa notizia.
La miseria non fa notizia.
Il furto delle ricchezze dei popoli del Terzo Mondo (petrolio, diamanti, minerali, legname, gas...) non fa notizia.
Buone Feste a tutti noi Buoni Occidentali, che riempiamo le nostre tavole di cibo ed i nostri telegiornali di volontari della Protezione Civile che distribuiscono ai bimbi indonesiani giocattoli costruiti dai loro fratellini operai...
mercoledì 27 dicembre 2006
giovedì 21 dicembre 2006
La luce violenta del cielo d'agosto mi colma gli occhi della bellezza del Capo, quasi fosse impossibile distogliere lo sguardo da quel corpo sinuoso di scogli e spiaggette, mollemente abbandonato tra l'azzurro deciso del mare e quello più timido del cielo .
Chissà quante volte l'avrò già visto, completamente rapito dalla bellezza ferina che hanno i suoi dirupi scoscesi sul mare, ma ancora una volta sono qui incapace di pensare ad altro .
Un albero, un paletto, ancora un albero e poi ancora un paletto, fuori dal finestrino tutto va prendendo il suo posto per comporre lo sfondo dell'ultimo atto di questo viaggio .
Lo sferragliare esitante di un treno che entra in stazione ha l'animo di chi ritorna a casa dopo molti anni e non sa quali rughe o capelli bianchi lo attenderanno sulla banchina, quali abbracci, quali odori gli andranno incontro una volta attraversata la porta di casa .
La mia età e la mia cocciuta testardaggine nel non voler mettere su famiglia mi danno la certezza che non troverò proprio nessuno ad attendermi alla stazione ...
Chissà quante volte l'avrò già visto, completamente rapito dalla bellezza ferina che hanno i suoi dirupi scoscesi sul mare, ma ancora una volta sono qui incapace di pensare ad altro .
Un albero, un paletto, ancora un albero e poi ancora un paletto, fuori dal finestrino tutto va prendendo il suo posto per comporre lo sfondo dell'ultimo atto di questo viaggio .
Lo sferragliare esitante di un treno che entra in stazione ha l'animo di chi ritorna a casa dopo molti anni e non sa quali rughe o capelli bianchi lo attenderanno sulla banchina, quali abbracci, quali odori gli andranno incontro una volta attraversata la porta di casa .
La mia età e la mia cocciuta testardaggine nel non voler mettere su famiglia mi danno la certezza che non troverò proprio nessuno ad attendermi alla stazione ...
lunedì 18 dicembre 2006
Fiducia in se stessi
Ognuno dovrebbe imparare a scoprire e a tener d'occhio quel barlume di luce che gli guizza dentro la mente più che lo scintillio del firmamento dei bardi e dei sapienti. E invece ognuno dismette, senza dargli importanza, il suo pensiero, proprio perché è il suo. E intanto, in ogni opera di genio riconosciamo i nostri propri pensieri rigettati; ritornano a noi ammantati di una maestà che altri hanno saputo dar loro.
R.W.Emerson
R.W.Emerson
domenica 17 dicembre 2006
Ciasida della ragazza dorata
La ragazza dorata
si bagnava nell'acqua
e l'acqua si indorava.
L'alghe e i rami
in ombra si occultavano,
e l'usignolo cantava
per la ragazza bianca.
Venne la notte chiara
torbida di argento cattivo
con montagne nude
sotto la grigia brezza.
La ragazza bagnata
era bianca nell'acqua
e l'acqua, fiammata.
Venne l'alba senza macchia
con mille volti di vacca
rigida e sepolta
fra ghirlande gelate.
La ragazza di lacrime
si bagnava tra fiamme
e l'usignolo piangeva
con le ali bruciate.
La ragazza dorata
era un bianco airone
e l'acqua l'indorava.
F.G.Lorca
si bagnava nell'acqua
e l'acqua si indorava.
L'alghe e i rami
in ombra si occultavano,
e l'usignolo cantava
per la ragazza bianca.
Venne la notte chiara
torbida di argento cattivo
con montagne nude
sotto la grigia brezza.
La ragazza bagnata
era bianca nell'acqua
e l'acqua, fiammata.
Venne l'alba senza macchia
con mille volti di vacca
rigida e sepolta
fra ghirlande gelate.
La ragazza di lacrime
si bagnava tra fiamme
e l'usignolo piangeva
con le ali bruciate.
La ragazza dorata
era un bianco airone
e l'acqua l'indorava.
F.G.Lorca
venerdì 8 dicembre 2006
nasce o muore?
La nostra percezione dell'inizio e della fine è estremamente soggettiva. E' cioè completamente orientata sulle basi del nostro stato di coscienza. Tutto è se ne siamo coscienti e cessa di esistere nel momento in cui non è più percepito da noi. La luna "sorge" nel momento in cui diviene visibile e di conseguenza "tramonta", quando non lo è più.
E' evidente come queste che a molti appaiono scontate verità, agli occhi di chi abbia minime nozioni di astronomia appaiono convinzioni infantili...
E' la morte la fine di un cammino? La fine della giornata non è forse l'inizio di un sonno ristoratore?
PS Grazie a Gala per il commento dal quale ho preso spunto per questo post.
E' evidente come queste che a molti appaiono scontate verità, agli occhi di chi abbia minime nozioni di astronomia appaiono convinzioni infantili...
E' la morte la fine di un cammino? La fine della giornata non è forse l'inizio di un sonno ristoratore?
PS Grazie a Gala per il commento dal quale ho preso spunto per questo post.
lunedì 4 dicembre 2006
quanta autoanalisi in un blog?
Vorrei con questo lanciare un dibattito tra quei pochi blogger che ogni tanto si trovano a passare da queste parti.
Lo sforzo creativo.
La solitudine dinanzi allo schermo bianco.
Il cursore che lampeggiando scandisce tempo e fatica, impiegati a fermare gli atteggiamenti nevrotici.
Spegnere la macchina che divora i nostri giorni e ne fa grigi, vuoti contenitori di...altro.
Un diario. Aperto al mondo sconosciuto.
E' una strada per autonalizzare sè stessi? La vita subìta ci rende estranei a noi stessi. E ci fa vivere in perenne compagnia di uno sconosciuto.
Aprire un blog spinge all'autoanalisi?
Lo sforzo creativo.
La solitudine dinanzi allo schermo bianco.
Il cursore che lampeggiando scandisce tempo e fatica, impiegati a fermare gli atteggiamenti nevrotici.
Spegnere la macchina che divora i nostri giorni e ne fa grigi, vuoti contenitori di...altro.
Un diario. Aperto al mondo sconosciuto.
E' una strada per autonalizzare sè stessi? La vita subìta ci rende estranei a noi stessi. E ci fa vivere in perenne compagnia di uno sconosciuto.
Aprire un blog spinge all'autoanalisi?
Acqua
Siamo nuvole dense.
Solide.
Ma nuvole.
E' acqua che scorre, il sangue.
Acqua il pensiero.
Acqua, la morbida, profumata consistenza del corpo di tuo figlio.
Acqua è il tepore della donna che ami. Acqua è il suo ventre.
Una nuvola di vapore, lo sfinito abbandono degli amanti.
Solide.
Ma nuvole.
E' acqua che scorre, il sangue.
Acqua il pensiero.
Acqua, la morbida, profumata consistenza del corpo di tuo figlio.
Acqua è il tepore della donna che ami. Acqua è il suo ventre.
Una nuvola di vapore, lo sfinito abbandono degli amanti.
Un momento di sconforto...
Sono un medico.
Assiduo frequentatore della morte.
Sui libri universitari ho imparato quanto di noi sia acqua… In corsia invece ho appreso quant’altro ancora sia vento. Impalpabile e volubile transizione. E l’anima, poi...
Non ho ancora perso abbastanza umanità da non sentirne le fini vibrazioni nel prossimo. Ma la compagnia continua del dolore e della morte, dell’astio di coloro che ci vedono impotenti dinanzi al Destino, abbacina lo sguardo, costringe a socchiudere gli occhi o rende addirittura ciechi…
Troppo spesso mi sono sentito ripetere che questa professione è una missione. Troppi giudizi sprezzanti…e troppo spesso da svogliati impiegati delle Poste o del Catasto.
Provateci voi.
Ma siate onesti.
E’ la vita di ogni giorno che dovete misurare. Intendo la VOSTRA vita di ogni giorno, con VOSTRA moglie o i VOSTRI figli. E’ quello il metro di misura. Non è forse una missione, quella del padre e della madre?
Assiduo frequentatore della morte.
Sui libri universitari ho imparato quanto di noi sia acqua… In corsia invece ho appreso quant’altro ancora sia vento. Impalpabile e volubile transizione. E l’anima, poi...
Non ho ancora perso abbastanza umanità da non sentirne le fini vibrazioni nel prossimo. Ma la compagnia continua del dolore e della morte, dell’astio di coloro che ci vedono impotenti dinanzi al Destino, abbacina lo sguardo, costringe a socchiudere gli occhi o rende addirittura ciechi…
Troppo spesso mi sono sentito ripetere che questa professione è una missione. Troppi giudizi sprezzanti…e troppo spesso da svogliati impiegati delle Poste o del Catasto.
Provateci voi.
Ma siate onesti.
E’ la vita di ogni giorno che dovete misurare. Intendo la VOSTRA vita di ogni giorno, con VOSTRA moglie o i VOSTRI figli. E’ quello il metro di misura. Non è forse una missione, quella del padre e della madre?
Libero adattamento da "L'arte di Amare" di E. Fromm
La maggior parte della gente ritiene che amore significa “essere amati”, anziché amare. Di conseguenza, per loro il problema è come farsi amare, come rendersi amabili…
Secondo errore comune: il “problema” dell’amore è il problema della ricerca affannosa del giusto OGGETTO e non piuttosto il problema di una FACOLTA’.
Terzo errore comune: confusione tra l’esperienza iniziale di innamorarsi e lo stato permanente di essere innamorati. Se due persone che erano estranee lasciano improvvisamente cadere la parete che le divideva, e si sentono vicine, unite, questo attimo di unione è una delle emozioni più eccitanti della vita…Tuttavia questo tipo di amore è per sua stessa natura non duraturo. Via via che i due soggetti diventano bene affiatati, la loro intimità perde sempre più il suo carattere miracoloso, fino a divenire essa stessa causa della fine dell’innamoramento
Secondo errore comune: il “problema” dell’amore è il problema della ricerca affannosa del giusto OGGETTO e non piuttosto il problema di una FACOLTA’.
Terzo errore comune: confusione tra l’esperienza iniziale di innamorarsi e lo stato permanente di essere innamorati. Se due persone che erano estranee lasciano improvvisamente cadere la parete che le divideva, e si sentono vicine, unite, questo attimo di unione è una delle emozioni più eccitanti della vita…Tuttavia questo tipo di amore è per sua stessa natura non duraturo. Via via che i due soggetti diventano bene affiatati, la loro intimità perde sempre più il suo carattere miracoloso, fino a divenire essa stessa causa della fine dell’innamoramento
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