Sono un medico.
Assiduo frequentatore della morte.
Sui libri universitari ho imparato quanto di noi sia acqua… In corsia invece ho appreso quant’altro ancora sia vento. Impalpabile e volubile transizione. E l’anima, poi...
Non ho ancora perso abbastanza umanità da non sentirne le fini vibrazioni nel prossimo. Ma la compagnia continua del dolore e della morte, dell’astio di coloro che ci vedono impotenti dinanzi al Destino, abbacina lo sguardo, costringe a socchiudere gli occhi o rende addirittura ciechi…
Troppo spesso mi sono sentito ripetere che questa professione è una missione. Troppi giudizi sprezzanti…e troppo spesso da svogliati impiegati delle Poste o del Catasto.
Provateci voi.
Ma siate onesti.
E’ la vita di ogni giorno che dovete misurare. Intendo la VOSTRA vita di ogni giorno, con VOSTRA moglie o i VOSTRI figli. E’ quello il metro di misura. Non è forse una missione, quella del padre e della madre?
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