ENEL investe 1,6 miliardi di euro (A FRONTE DI INVESTIMENTI COMPLESSIVI PER 3,3 MILIARDI!) per acquisire la società slovacca "Slovasnke Elektrarne", principale impresa del settore energetico.
In cambio della cessione, l'Enel si impegna a garantire il completamento di due antiquati reattori nucleari sovietici del tipo VVER 440 – 213, a Mochovce, la cui costruzione fu interrotta definitivamente nel 1993.
I due fatiscenti reattori slovacchi risalgono ai primi anni Settanta e, non potendo essere migliorati i livelli di sicurezza, non soddisfano i requisiti minimi di sicurezza richiesti dall'Europa. Nel 2012 - una volta ultimati i lavori - i reattori avranno oltre 40 anni.
La ERBD, la Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo, si rifiutò di finanziarne il completamento. In Germania un reattore dello stesso tipo (ma di una versione più recente) venne chiuso nel 1990 a Greisfwald, poco dopo essere entrato in funzione. Anche la costruzione di altre tre unità di terza generazione VVER, più nuove di quelle che Enel dovrà completare a Mochovce, furono bloccate dalle autorità tedesche dopo la riunificazione della Germania.
Nel complesso è un investimento maggiore di quello che, secondo il piano industriale di Enel, è stato effettuato in Italia per realizzare cinquemila megawatt di impianti a gas a ciclo combinato.
Per acquistare la società "Slovasnke Elektrarne" ed entrare - in questo modo - nel mercato elettrico slovacco, Enel accetta di finanziare un progetto assurdo. In termini di sicurezza. E di costi.
"La vera rivoluzione è non cambiare il Mondo" recita la campagna pubblicitaria di Enel... APPUNTO!
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