Ponti e fari sono da sempre tra i miei soggetti preferiti . Sono simboli di viaggio e quindi, in qualche misura, di destino.
Viviamo un'epoca in cui si confonde il viaggio con la destinazione... ed è un errore che, proseguendo a percorrere la metafora tra vita e destino, ha un suono sinistro.
Quando guardo uno di questi antichi colossi, parentesi di pietra a cavallo di un silenzio, ci vedo i secoli, come proiettati sopra. Nella pietra che, ancora adesso, lentamente scolorisce; nei solchi percorsi dall'acqua; nei suoni ascoltati (e mandati a memoria) dalle pietre (che li restituiscono in un solco smussato da ruote di carro)...
Questo ponte l'ho portato via con me in un aprile di quattro anni fa, con gli occhi ancora ammaliati dai mosaici di Piazza Armerina. Da allora dorme in un silenzio verde di avena e non ha più visto l'oro polveroso d'agosto, sbriciolato e saccheggiato dalle trebbie.
Fate piano. Non turbate i suoi sogni di vecchio ponte in disuso. Sogna greggi di pecore e pastori, e curati di campagna a cavallo di un mulo, e gualciti plotoni di soldati impolverati che hanno lasciato la morte dall'altro lato del fiume. Fate piano, chè sognano le pietre ostinate, in equilibrio sul fiume.
4 commenti:
Credi che se le andassi a trovare quelle vecchie pietre si offenderebbero?? Potrei condividere i miei sogni con loro, se solo volessero...
Buona giornata
Che bel racconto
...e che bella immagine: quel ponte solitario, abbandonato nella campagna fa sognare
Sciura Pina
Questo tuo post mi piace molto. Anzi, è uno dei miei preferiti.
Magari ci siamo già incontrati sopra qualche ponte...
Laura
http://filosoffessa.wordpress.com
Gala: chi può offendersi dinanzi a tanta dolcezza? Dovrebbe avere il cuore di...pietra!
Sciura Pina e Filosoffessa: Sono lusingato...al prossimo incontro!
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