giovedì 21 dicembre 2006

La luce violenta del cielo d'agosto mi colma gli occhi della bellezza del Capo, quasi fosse impossibile distogliere lo sguardo da quel corpo sinuoso di scogli e spiaggette, mollemente abbandonato tra l'azzurro deciso del mare e quello più timido del cielo .
Chissà quante volte l'avrò già visto, completamente rapito dalla bellezza ferina che hanno i suoi dirupi scoscesi sul mare, ma ancora una volta sono qui incapace di pensare ad altro .
Un albero, un paletto, ancora un albero e poi ancora un paletto, fuori dal finestrino tutto va prendendo il suo posto per comporre lo sfondo dell'ultimo atto di questo viaggio .
Lo sferragliare esitante di un treno che entra in stazione ha l'animo di chi ritorna a casa dopo molti anni e non sa quali rughe o capelli bianchi lo attenderanno sulla banchina, quali abbracci, quali odori gli andranno incontro una volta attraversata la porta di casa .
La mia età e la mia cocciuta testardaggine nel non voler mettere su famiglia mi danno la certezza che non troverò proprio nessuno ad attendermi alla stazione ...

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