lunedì 4 dicembre 2006

Un momento di sconforto...

Sono un medico.

Assiduo frequentatore della morte.

Sui libri universitari ho imparato quanto di noi sia acqua… In corsia invece ho appreso quant’altro ancora sia vento. Impalpabile e volubile transizione. E l’anima, poi...

Non ho ancora perso abbastanza umanità da non sentirne le fini vibrazioni nel prossimo. Ma la compagnia continua del dolore e della morte, dell’astio di coloro che ci vedono impotenti dinanzi al Destino, abbacina lo sguardo, costringe a socchiudere gli occhi o rende addirittura ciechi…

Troppo spesso mi sono sentito ripetere che questa professione è una missione. Troppi giudizi sprezzanti…e troppo spesso da svogliati impiegati delle Poste o del Catasto.

Provateci voi.

Ma siate onesti.

E’ la vita di ogni giorno che dovete misurare. Intendo la VOSTRA vita di ogni giorno, con VOSTRA moglie o i VOSTRI figli. E’ quello il metro di misura. Non è forse una missione, quella del padre e della madre?

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